martedì 7 novembre 2017

I PROTOCOLLI DEI SAVI DI SION: UN SEGRETO INDICIBILE

di Enrico Montermini

L’archetipo della lettura complottista: i Protocolli dei Savi di Sion. Un libro maledetto su cui molto è stato scritto e molto resta ancora da scrivere. Pubblicati per la prima volta nel 1905, i Protocolli furono accolti dall’opinione pubblica internazionale in modo ambivalente. Da un lato si fa notare che tutte le profezie in essi contenute si sono puntualmente avverate; e ciò dimostrerebbe la veridicità della congiura ebraica e massonica. Dall’altro si punta il dito sul fatto che quella congiura è in realtà il frutto della fantasia di Maurice Joly, che nel 1864 pubblicò un pamphlet, di cui i Protocolli sono un plagio evidente; e ciò dimostrerebbe la non-autenticità dell’opera. A mio avviso un'analisi serena e obiettiva del libro dovrebbe incentrarsi su questa inspiegabile contraddizione: come può un documento palesemente falso affermare fatti veri e verificabili?




Poiché dei Protocolli dei Savi di Sion si fece immediatamente un uso politico, questo interrogativo fu messo da parte e i termini del discorso furono spostati dal problema non-autenticità/veridicità verso una strada sdrucciolevole: quello della verità. In Germania, dove la congiura ebraico-massonica fu ritenuta reale, i Protocolli furono usati dai nazionalsocialisti come una “licenza per un genocidio”, per usare le parole dell’israelita inglese Norman Cohn. In Russia, dove gli ebrei costituivano il 90% del governo bolscevico, bastava il solo possesso del libro per condannare il possessore alla fucilazione immediata, senza processo. Tra i due estremi si collocano i Paesi cosiddetti democratici. In Inghilterra e negli Stati Uniti fin dal lontano 1920 la stampa sionista si batté per propagandare la tesi del complotto antisemita, usando l'argomento della non autenticità. In Svizzera si tenne un processo che dimostrò una verità processuale: ossia che ciò che non è autentico non può essere definito vero e quindi è una calunnia. Anche la sentenza fu però oggetto di speculazioni politiche, perché la verità processuale contraddiceva la verità dei fatti storici. A questo punto la parola dovrebbe passare agli storici, ma pure costoro si sono lasciati manipolare dalla politica: poiché la Storia si fa sui documenti e quelli in questione non sono autentici, gli storici hanno battuto la via a senso unico di indagare chi e perché compose i falsi Protocolli. Ancora una volta restava inevasa la questione della veridicità: come facevano questi malvagi calunniatori e falsari a predire con sbalorditiva esattezza tutti gli avvenimenti più importanti del Ventesimo secolo? Possedevano forse una sfera di cristallo?

Ammettiamo per un attimo che qualcuno, conosciuto da tutti come un bugiardo, vi dica che possedete due braccia e due gambe: egli non ha forse detto, almeno per una volta, la verità? O la verità ha forse cessato di essere tale in bocca a un bugiardo (o presunto tale)? Crederete dunque di avere sei braccia come il dio Shiva solo perché tutti vogliono convincervi che colui che vi ha detto il contrario è un bugiardo? Ho posto queste domande retoriche per spiegare al lettore la molla che mi ha spinto a compiere ricerche più approfondite: quanto segue è il risultato dei miei studi.

Per quanto è dato sapere, i Protocolli furono pubblicati per la prima volta in Russia da Sergey Nilus nel 1905 in appendice al libro Il piccolo nel grande. In realtà singoli parti dei Protocolli iniziarono a circolare in forma privata già a partire dal 1897: l’anno del Primo Congresso Sionista a Basilea. In un primo momento Nilus affermò che i Protocolli erano il verbale delle riunioni segrete del Congresso. Quando gli fu fatto notare che il Congresso si tenne a porte aperte e che non tutti gli ebrei vi avevano partecipato, egli cadde nel tranello e cambiò versione. Nilus, insomma, mentiva e ciò bastò agli storici per parlare di un complotto politico. A nessuno venne in mente un’altra ipotesi: che Nilus, semplicemente, non conoscesse l’origine di quei documenti e che li avesse considerati autentici in virtù della loro veridicità. I due termini, come abbiamo dimostrato, non hanno lo stesso significato; ma procediamo oltre. I primi protocolli furono pubblicati in forma non integrale su un giornale russo a partire dal 1903. Essi si basavano, come detto, su documenti che iniziarono a circolare privatamente dal 1897 e che provenivano dalla Francia. A Parigi operava in quel momento una sezione della polizia segreta zarista, la Okhrana, diretta dal noto antisemita Pyotr Ivanovich Rachkovsky. Una delle spie zariste a Parigi era Matvei Vasilyevich Golovinski, amico del figlio di Joly, che copiò (con minime differenze) interi passi del Dialogo all’inferno tra Machiavelli e Montesquieu confezionando così i Protocolli dei Savi di Sion.

Secondo gli storici alla corte di San Pietroburgo Rachkovsky e il suo protettore, il conte De Witte, Ministro degli Esteri, si sarebbero serviti di questi documenti non autentici per mettere in guardia lo zar e l’opinione pubblica contro il diffondersi di idee liberali, anarchiche, socialiste e nichiliste. I Protocolli, quindi, avrebbero proposto un’interpretazione artificiosa delle dinamiche storiche: avrebbero semplificato i fatti fino a distorcerli, facendo leva su pregiudizi anti-semiti e anti-massonici che erano largamente diffusi nella società europea. Storici e giornalisti si sono fermati qui, paghi di aver dimostrato la tesi del complotto antisemita. Io invece non mi ritengo soddisfatto dal momento che nessuno parla mai di Maurice Joly, il vero ispiratore - suo malgrado - del Protocolli. Questo silenzio è quantomeno sospetto.

I Dialoghi all'inferno tra Machiavelli e Montesquieu non contengono alcuna accusa contro gli ebrei. Si tratta invece di un pamphlet satirico contro il Napoleone III. L’opera mette a raffronto due modi di agire in politica: quello del Diritto, identificato con Montesquieu, e quello del Potere e cioè il tradimento, l’inganno, la corruzione e la violenza. Erano questi i sistemi raccomandati da Machiavelli al principe ideale, che per Maurice Joly era proprio Napoleone. L’autore era un socialista utopico ed era nemico giurato dell’establishment cattolico che circondava l’imperatore: ciò spiega perché i Protocolli, ricopiando i Dialoghi, rilancino l’archetipo della congiura segreta contro l’umanità, che era proprio delle leggende nere che circolavano sui Gesuiti.

Bisogna sapere che il giornalista Joly godeva della protezione di Adolphe Isaac Cremieux, il fondatore dell’Alleanza Israelitica Universale. Questo importante uomo politico fu inizialmente un seguace dell’imperatore. La sua ambizione si spingeva fino a sognare di diventare Primo ministro ed era sostenuta dal generosi finanziamenti del barone De Rothschild. Quando però Napoleone III si orientò sui servizi di un altro banchiere ebreo, Cremieux divenne un oppositore e tale rimase fino alla caduta dell’imperatore. Infatti nel 1871 troviamo proprio lui al fianco del barone De Rothschild a trattare la pace con il cancelliere Bismark dopo la guerra franco-prussiana. 


Cremieux era Gran Maestro del Rito Scozzese ed era affiliato all'Ordine di Memphis e Mizraim, due Riti del Grand Orient de France: la massoneria più anticlericale d'Europa. A testimonianza del suo odio per i gentili citerò un aneddoto. In occasione dell’omicidio rituale di Padre Tommaso a Damasco, un episodio che nel 1848 fece inorridire i salotti della borghesia europea, Cremieux usò tutta la sua influenza per ottenere la liberazione dell’assassino (ebreo) del missionario.


Maurice Joly era a libro paga di Cremiuex, che era il principale finanziatore del suo giornale: Le Palais. A questo punto la faccenda appare molto diversa da come ci è stata raccontata finora: sebbene i Protocolli dei Savi di Sion siano un falso, la loro fonte principale, che è il Dialogo all'inferno tra Machiavelli e Montesquieu, fu realmente composto in ambito ebraico, socialista e massonico. Identificando nell’ebraismo e nella massoneria gli autori del complotto mondiale, Golovinski tentò di dare un nome agli interessi che Joly serviva, sfiorando la verità senza riuscire a catturarla in tutte le sue sfaccettature.

E' importante a questo punto capire che tutti i protagonisti di questa vicenda sono individui opachi e difficilmente etichettabili, come spesso si incontrano nel mondo dello spionaggio. Per esempio Rachkovsky, il famigerato antisemita a capo dell'Okhrana, era stato in precedenza
un agitatore studentesco e aveva persino diretto un giornale ebraico: L’Ebreo russo. Non meno sorprendente è sapere che egli favorì la carriera, in seno alla polizia segreta zarista, di un terrorista ebreo di nome Abraham Hackelman. Che dire poi del suo agente Golovinski , che passò al servizio dei bolscevichi dopo la Rivoluzione del 1917? Forse è meglio usare cautela prima di attribuire intenzioni politiche a soggetti che sono mossi dall'avidità, dalla sete di potere e dall'amore per intrigo piuttosto che dalle ideologie. Per queste ragioni non mi sento di affermare con certezza che i Protocolli dei Savi di Sion siano un falso creato dalla polizia segreta zarista con l'unico scopo di fomentare l'antisemitismo.

Curiosamente Rachkovsky e il conte De Witte risposero alle accuse di essere gli istigatori dei Protocolli attribuendone la paternità al grande illuminato Gerard Encausse detto Papus, il fondatore dell’Ordine Martinista. Infatti costui, già prima della pubblicazione dei Protocolli, aveva scritto di una congiura segreta che costringeva i governi delle nazioni a fare le guerre e a dettava i termini dei trattati di pace per il profitto del “sindacato della finanza” e cioè dell’oligarchia finanziaria internazionale. La congiura, a suo dire, mirava a favorire la fortuna di pochi uomini: i promotori della congiura.

Perché mai Papus lanciò un’accusa tanto ardita? Perché egli aveva conosciuto lo zar Nicola II e si era guadagnato la sua fiducia. Per conservarla e per sfruttarla a vantaggio degli interessi che serviva, Papus inviò alla corte di San Pietroburgo il suo maestro Nizier Anthelme Philippe alias Maitre Philippe da Lione. Quest’ultimo usò i poteri taumaturgici di cui si diceva investito per proteggere la famiglia imperiale e iniziò lo zar al martinismo. Secondo gli storici dell’esoterismo Maitre Philippe mise in piedi le Logge martiniste in Russia, nelle quali attirò ricchi aristocratici e potenti burocrati. A capo della massoneria martinista russa si pose Nicola II in persona. Le accuse di Rachkovsky e del conte De Witte (un cugino della Blavatsky) contro Papus si devono quindi contestualizzare in una faida interna alla corte di San Pietroburgo, che si concluse con l’allontanamento di Maitre Philippe e l'ingresso in scena del mistico Rasputin. Se le rivelazioni di Papus arrivarono all'orecchio dello zar, la sua reazione potrebbe aver spinto l’Okhrana ad agire, utilizzando il testo di Joly per fini che a questo punto non sono affatto chiari. Accenno appena al fatto che nel 1905 (o poco prima) la polizia segreta zarista aveva stretto un'alleanza inconfessabile con la Grand Lodge de France per portare avanti un progetto politico che resta tuttora avvolto nel mistero. Questa, però, è una storia che ci porterebbe molto lontano: meglio fermarsi qui per il momento.

Con questo articolo credo di aver svelato l’identità di coloro che si nascondono dietro l'espressione "Savi di Sion": gli alti dignitari della massoneria del Rito di Memphis e Mizraim e dell’Alleanza Israelitica Universale, patrocinate dal denaro dei Rothschild. L’esistenza di questo centro di potere occulto rimase celato dietro l'ipotesi di una generica congiura dell’intera razza ebraica: in altre parole i Protocolli dei Savi di Sion fabbricarono una copertura perfetta per i veri congiurati. Se ciò sia stato intenzionale o meno non posso affermarlo con certezza. Quando però l’industriale israelita Walter Rathenau rivelò alla stampa l’esistenza di un complotto di "trecento persone che si conoscono tra loro" e si sono autonominate padrone dell’Europa, il vaso di Pandora fu finalmente scoperchiato. Rathenau divenne nel 1922 Ministro degli Esteri della Repubblica di Weimar e a quel punto si trovò nella posizione di rivelare importanti retroscena della congiura - quella vera, intendo - ai governi europei. Bisognava richiudere il vaso di Pandora prima che fosse troppo tardi: quattro mesi dopo la sua nomina  Rathenau fu ucciso da terroristi di estrema destra. Così nessuno più si domandò chi fossero i membri del “Comitato dei Trecento”: il mondo pianse invece l’ennesima vittima dell’antisemitismo agitato dal libro maledetto, i Protocolli dei Savi di Sion.


Riassumendo:
1) i Protocolli non sono documenti autentici, ma il loro contenuto è in gran parte vero e verificabile; infatti
2) la fonte principale a cui attingono i Protocolli è un pamphlet scritto in ambito massonico ed ebraico; e infine
3) l'idea di una generica congiura ebraica e massonica (o viceversa di un complotto anti-semita) ha finora occultato l'esistenza di una reale congiura, che da oltre un secolo viene condotta dal casato dei Rothschild e dai suoi agenti.


Enrico Montermini, 6.11.2017


TRATTO DA:
https://enricomontermini.blogspot.it/2017/11/i-protocolli-dei-savi-di-sion-un.html?spref=fb



Nessun commento:

Posta un commento